Memorie di una strega

04.12.2018

"Uccidere un uomo non è difendere una dottrina,

è uccidere un uomo.  San Castellio


Quando decisi di scrivere un libro con un argomento ampio e 

complesso come quello della stregoneria, so che non sarebbe stato

semplice: la società odierna ha ancora dei pregiudizi e le superstizioni,

proprio come secoli fa, cedono il passo alla logica. Amo il

confronto ed ho intrapreso questo percorso con fiducia e pazienza:

sono cresciuta in un ambiente dove l'esoterico ha sempre avuto un

ruolo importante: i nonni paterni vivevano a Baselice, paese in provincia

di Benevento, terra delle "janare", mentre i nonni materni

ad Olevano Sul Tusciano (SA) dove si innalza suprema la leggenda

dell'Arcangelo Michele che sconfisse il diavolo. Già di per sé la

Campania è un posto magico, impastato di fattucchiere, fate, lupi

mannari, fantasmi, angeli, gnomi e satanassi. Avendo poi, una nonna

che faceva il cosiddetto "malocchio" e mi raccontava storie incantate

che fin da piccola mi affascinavano, non ho potuto far altro che

documentarmi, incuriosirmi e affacciarmi alla finestra di un mondo

che pur incerto nella sua esistenza appassiona, ma fa anche riflettere.

Quando si parla di streghe ci si immagina una brutta donna a cavallo

di una scopa che gira di notte in cerca di bambini da mangiare... ma

la storia ci racconta ben altro. Dietro alle fantasie popolari, c'è il sangue

di innocenti mandati al rogo, impiccati, annegati e torturati solo

perché accusati di stregoneria. In Italia, durante il periodo della caccia

alle streghe, vennero uccise un numero vergognoso di persone:

in Val Camonica furono registrati tra i 62 e gli 80 roghi; a Como 60,

mentre a Benevento è accertata una sola esecuzione. La caccia più

cruenta fu in Inghilterra, in Germania e in Francia, dove se una donna

era una guaritrice, una prostituta o una levatrice veniva torturata

fino alla confessione ovvia, dopo le sofferenze provate. Difatti in

quel periodo si istituirono delle vere e proprie macchine di morte: il

cavalletto, la ruota, la sega, la pila meccanica,l'elmetto chiodato: tutti

strumenti che servivano per spezzare arti, sfigurare e segare (si, proprio

così) persone che non potevano neppure difendersi degnamente,

visto che dovevano farlo da sole. Pensate un po' al supplizio che

una povera anima doveva subire: infilzamento con un grosso ago

per individuare sul corpo il cosiddetto "punto del diavolo", punto

insensibile al dolore. O pensate a qualcuno che brucia sul rogo. Pensate

per un attimo al dolore immenso che una disgraziata/o doveva

subire in quel momento. Studi approfonditi sulla questione hanno

rivelato che la morte sul rogo avveniva in 17 minuti, tempo preciso

prima che il corpo bruciasse completamente. Sono stati fatti più di

110.000 processi e condannate più di 60.000 persone in tre secoli,

di cui l'80% erano donne e ci sarebbero nomi su nomi da ricordare,

fra cui bambini ed anziani, uccisi dalla inciviltà e dalla paura. Questo

libro è un omaggio alle femmine, anzi alle streghe che erano e che

sono, poiché l'eco delle loro urla riecheggia nei secoli.

                                                                                                                  Giovanna Iammucci


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