La musica del mare

Sconfinato è l'oceano che ci guarda mentre i tuoi capelli, riccioli di alghe, sfiorano la porosa superficie rosata delle tue gote, arrossate dal sole cocente. Mi guardi e io capisco che non c'è domani, perché il domani potrebbe portare il tuo nome ma preferisce non pronunciarlo e, insabbiarlo come conchiglia vuota nell'umida arena: un solo tuo passo e, sussulto. Mi dici: Vieni... ascolta, e io sorrido nel pensare che quel tuo cuore lo conosco a memoria, pur non avendolo mai conosciuto. La salsedine attaccata alla tua pelle la rende rete da pesca per le mie labbra, che piano si posano sul petto. Dove sarai domani con le tue mani grandi? A scrivere parole rabbiose contro un sistema che incarcera l'amore. Dove sarà la tua bocca nascosta dalla barba? A sorseggiare caffè al solito bar, dove leggendo quelle frasi sulle bustine di zucchero, sorriderò. Dove sarà il tuo cuore? Nel mio petto, a scandire battiti diversi perché non sarà con te. E camminerai, riderai, farai l'amore, metterai i panni in lavatrice e, stanco ti appisolerai sul divano, guardando in TV uno di quei programmi noiosi che sei costretto ad osservare, mentre io qui racconterò la storia di noi, di un incontro casuale che ha procurato una casuale libertà di vita. Perché non so dare nome alle cose, non so descrivere quale arcaica gratitudine ci lega, ma so che da qualche parte dell'universo, il nostro DNA è legato da abbracci continui, in una danza che ha la musica del mare. Credo che le nostre anime siano state cucite insieme: un po' della mia è proprio lì, all'altezza della spalla, attaccata alla tua, come quelle coperte patchwork che qualche parente mi regalava da bambina per Natale. E ora che il mare non c'è, parto per lidi sconfinati fatti di sassi e, sullo scoglio della mia caparbietà, aspetto un tuo abbraccio.   

                                                                                                            (©) Giovanna Iammucci